Anne Appleby
Lawrence Carroll
Timothy Litzmann
Winston Roeth
David Simpson
Phil Sims
Ettore Spalletti
Produzione
Flag No Flags Contemporary Art
Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla - Ufficio Beni Culturali e Nuova Edilizia di Culto
a cura di Giovanni Nicolini
In collaborazione con
Panza Collection
Osart Gallery
Il progetto di integrare con nuove opere le antiche, originali, cornici della Chiesa dei SS Carlo e Agata di Reggio Emilia rimodellata negli anni sessanta del XVII secolo su disegno di Luigi Bartolomeo Avanzini, ha la finalità di evidenziare la duttilità e le potenzialità, in senso rigenerativo, del manufatto e dei suoi apparati.
Il patrimonio mutato può infatti farsi autorevolmente ponte e tramite, nell’esperienza espositiva, di forme espressive e linguaggi del contemporaneo che, per modalità inattese, traggono motivazione e senso dalle maggiori tradizioni del sapere.
Un saggio monografico di Giulio Carlo Argan dedicato al Beato Angelico e pubblicato nel 1955, in Francia e negli Stati Uniti dall’Editore Skira, ebbe influenza decisiva nella pittura e nelle teorizzazioni di Mark Rothko che colse fruttuosamente gli espliciti riferimenti ai temi di una architettura interpretata come ideale contesto delle opere, della dimensione spirituale dell’arte, dell’introduzione alla meditazione ed in definitiva del tentativo di rendere visibile l'invisibile traducendo in immagini la luce interiore che anima l’intenzione espressiva.
D’altronde, come afferma Elena Pontiggia curatrice di una edizione italiana de “Lo spirituale nell’arte” di Wassily Kandinsky “Necessaria è quella forma che sa parlare all’anima e sa raggiungere l’anima delle cose. La necessità coincide allora con l’efficacia espressiva, nel duplice senso di una capacità di comunicare con l’interiorità e di comunicare l’interiorità. L’artista sceglie la forma interiormente necessaria, cioè quella più adatta a rivelare la divinità.” Proprio per queste vie, infatti, Anne Appleby, Lawrence Carroll, Timothy Litzmann, Winston Roeth, David Simpson, Phil Sims, Ettore Spalletti, con riferimenti estesi possibilmente a Piero della Francesca, all’arte classica del primo ‘400 italiano e quindi all’idea di “una sovrana indifferenza alla bellezza fisica nel volgersi piuttosto alla luminosità dell’atmosfera e alla tridimensionalità del cielo”, paiono orientati da sensibilità comuni, operando nel tentativo di creare un'esperienza visiva che trascenda la materialità e tocchi l'anima dello spettatore determinando un senso di calma e di contemplazione.
Le opere di questi autori, come intende mettere in luce l’allestimento di Reggio Emilia, appaiono pensate per essere viste e fruite in uno spazio specifico, creando un dialogo profondo tra arte e architettura, favorendo un'esperienza maggiormente compenetrata nell’ambiente che le accoglie. Certo significativa in questo senso appare l’ideazione della Cappella di Huston in cui Mark Rothko tentò di ricreare l’ambiente monastico delle celle fiorentine del Monastero di San Marco, che tanto lo avevano influenzato con i loro spazi semplici e raccolti. Ma, ancor più prossima e pertinente, interamente permeata nell’architettura è la presenza delle opere - dei medesimi autori esposti nella Chiesa dei SS Carlo e Agata - all’interno della storica e illustre dimora estense di Sassuolo, anch’essa progettata nel 1634 da Bartolomeo Avanzini. Il Conte Giuseppe Panza di Biumo, con illuminato mecenatismo, commissionò in effetti a loro, a Palazzo Ducale nel 2001, cinquantuno opere, progettando il risarcimento degli spazi svuotati dalle spoliazioni di dipinti del Boulanger, del Guercino, di Salvator Rosa, restituendo esemplarmente vitalità e funzioni rinnovate all’imponente scenario. (Giovanni Nicolini)