GINO DE DOMINICIS -Mozzarella in carrozza -

a cura di Flag No Flags e Archivio Cattelani, project concept Giovanni Nicolini
Opening 16 dicembre ore 18 con la presentazione del progetto espositivo.
Interverranno Giuliano Sergio Curatore/Storico dell'Arte - Accademia Belle Arti Venezia e Davide Zanichelli - Direttore di Palazzo Magnani
Main sponsor CONAD CENTRO NORD


GINO DE DOMINICIS
L’opera d’arte o è un capolavoro o non è
di Giovanni Nicolini

Che cosa è la morte? Che cosa è l’immortalità? Che cosa è l’arte?
Gino De Dominicis nella sua breve vita si è affidato all’illusione di poter dare risposta a questi enigmi collocando la propria testimonianza e la propria opera in un tempo mai contemporaneo. Rendendosi indefinibile e quindi inaccessibile, esattamente come ogni espressione o fenomeno che appartenga alla dimensione dell’Origine. Riflettendo, quindi in primo luogo, sullo spazio e sul tempo da prospettive solo apparentemente irrazionali, perché come ora sappiamo - informati dalla teoria della relatività ristretta di Einstein - contrariamente alla credenza immutabile da secoli, il tempo, influenzato dalla velocità e dal contesto, non scorre in maniera identica per tutte le persone.
Mai vi è irrisione, comunque sia, nell’arte di De Dominicis. Viceversa, in essa si percepisce, come nell’esemplare “Mozzarella in carrozza” (1970), una sottile ironia, efficace e dialettica, nell’idea socratica di favorire la confutazione degli interlocutori offrendosi evanescenti ed “inferiori” nel proporre situazioni solo apparentemente insostenibili per la loro illogicità e paradossalità. Tuttavia, nell’opposta e determinata consapevolezza che l’opera d’arte o è un capolavoro o non è, considerando come solo nel capolavoro – in un unico punto, in un unico manufatto - convergano i linguaggi dell’architettura, della scultura e della pittura.
Ed ecco allora l’affaticamento ininterrotto e coerente nel rappresentare un mondo potenzialmente reale, quale noi percepiremmo se riuscissimo a superare quei limiti entro i quali la nostra logica e la nostra esistenza sono costrette, così, come felicemente espresso da Maurizio Calvesi. Il tempo - indica De Dominicis artista/filosofo - è il despota da cui emanciparsi, sfuggendo alla costrizione di una vita ristretta tra le dimensioni del passato e del futuro. Il segreto, la magia o l’incanto, stanno piuttosto nel vivere sempre calati nella totalità del presente liberi dalle imperfezioni biologiche, determinando i propri mutamenti ed anche ribaltando le leggi stesse della natura.
Ecco infatti la via d’uscita possibile: “Se l’uomo non vola, può, deve imparare a volare” (“Tentativo di volo”, G.D.D. 1969) sino a scoprire l’insincerità della vita e sovvertirla in una diversa dimensione indifferente all’omologazione nel presente, perché per dirla con le sue parole “L’arte più antica è quella di oggi. Quella che la precede è più giovane e moderna”.

Gino De Dominicis (Ancona 1947 - Roma 1998) autore complesso, pittore, scultore, architetto e filosofo è stato artista indipendente tra i maggiori del dopoguerra a livello internazionale, affermato per l’utilizzo dei più diversi linguaggi espressivi, dal disegno all’installazione e per gli ambiti indagati anche teoreticamente: possibile realizzazione dell’improbabile, contraddizione delle evidenze scientifiche oltre ai temi della morte e dell’immortalità fisica (Lettera sull'immortalità del corpo, 1966).
Sin dall’inizio dell’attività esprime il disinteresse ad essere incluso nelle diverse neoavanguardie (Arte Povera, Transavanguardia, Arte Concettuale) che caratterizzano e regolano il modo dell’arte contemporaneo. Un alone di mistero e irreperibilità, quindi, nel lesinare apparizioni pubbliche e mostre, persino osteggiando la documentazione delle opere e delle azioni performative. Per sua esplicita ammissione alla fotografia non attribuirà alcun valore documentario ed anche si opporrà alla produzione di cataloghi e di iniziative pubblicitarie e ad ogni altra forma comunicativa. Il messaggio e le motivazioni delle opere saranno appunto affidate alle opere stesse e all’esperienza che il pubblico potrà fare assistendo ad eventi temporanei e a volte al limite della surrealtà.
La sua celebre opera "2° soluzione di immortalità" fu citata da Eugenio Montale nel discorso ufficiale all'Accademia di Svezia in occasione del conferimento del Premio Nobel.

Tra le innumerevoli mostre e rassegne internazionali vale indicare le Biennali di Venezia (1972, 1993, 1997, 1999) e la Biennale di Parigi (1985). Nel 1999 in suo ricordo il P. S. 1 Contemporary Art Center di Long Island (New York) ha organizzato una mostra (The game room) e la Galleria nazionale d'arte moderna di Roma ha riproposto alcune delle sue opere più significative: “Il tempo, lo sbaglio, lo spazio”, 1969 (uno scheletro umano con i pattini ai piedi tiene al guinzaglio lo scheletro di un cane); la foto ricordo (l'unica autenticata da De D.) della “Seconda risoluzione d'immortalità” (l'Universo è immobile), l'installazione che sollevò grande scandalo alla Biennale di Venezia del 1972 (un giovane affetto da sindrome di Down seduto davanti a un cubo invisibile, a una palla nell'attimo immediatamente precedente al suo rimbalzo e a una pietra in attesa di un casuale moto molecolare che possa causare un movimento spontaneo della materia); “L'immortale, l'invisibile e il luogo”, 1989 (una sedia nera sospesa a oltre cinque metri d'altezza)



orari mostra: ven. 18-20.30 sab. 10-13 17-20.30 dom. 10-13


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